E’ nata
Habitat Bologna, nuova iniziativa cooperativa per
soddisfare il bisogno di casa dell'area metropolitana bolognese mettendo a fuoco attraverso lo strumento cooperativo una nuova offerta abitativa, più sostenibile e accessibile.
Promossa da
Confcooperative Habitat e
Confcooperative Terre d’Emilia con il contributo tecnico di
Kilowatt e il sostegno di
Fondosviluppo , la nuova cooperativa è stata presentata lunedì 29 maggio nel convegno “UN NUOVO HABITAT A BOLOGNA presso il Palazzo della Cooperazione di Bologna.
“Vogliamo pensare all'abitare in termini non solo di abitazione, ma anche di servizi di prossimità. La nostra sfida è anzitutto permettere a tutti di partecipare al miglioramento dell'offerta abitativa, per renderla più sostenibile e accessibile, ma anche più contemporanea, più vicina non solo alle possibilità delle persone, ma anche ai loro desideri – spiega
Gaspare Caliri, referente di Habitat Bologna - . Il primo passo per fare questo è aggregare la domanda di casa e studiarla per attivare interventi di abitare innovativo e collaborativo su misura delle persone associate. L’invito ad associarsi è aperto a chiunque cerchi casa attraverso lo
Sportello di abitare collaborativo attivo da oggi all’indirizzo
www.habitatbologna.it: qui è possibile segnalare la propria esigenza di casa e acquisire la possibilità di essere soci degli interventi in edilizia libera e convenzionata, frutto di percorso di condivisione dei soci”.
Habitat Bologna si propone come
risposta mutualistica all'emergenza di casa crescente in città e all'
evoluzione del fabbisogno abitativo, invitando la cittadinanza a prendere parte alla definizione di un nuovo abitare, plasmato sulle esigenze reali delle persone, non su dinamiche del mercato.
“Le cooperative scendono in campo con un progetto concreto” ha affermato
Daniele Ravaglia, Vicepresidente di Confcooperative Terre d’Emilia, aprendo i lavori: “Siamo davanti all’evidenza della gravità del problema casa a Bologna. Negli scorsi anni abbiamo registrato un atteggiamento di scarsa decisione sul fronte delle politiche dell’abitare in città. Oggi a Bologna vediamo che si allarga la fascia di popolazione che non può permettersi di acquistare casa e che fa fatica a fronteggiare i costi crescenti degli affitti. Habitat Bologna è un primo contributo della cooperazione per risolvere questo genere di problemi. Non possiamo lavarcene le mani, non possiamo dire semplicemente: “i prezzi li fa il mercato”.
“Il pubblico deve assumersi le responsabilità ma non può fare tutto. Servono anche i capitali privati, che non possono essere capitali speculativi. La cooperazione offre una risposta diversa - ha sottolineato
Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative - : può svolgere un’azione di collegamento e di stretta collaborazione e dare vita a un processo di nuova trasformazione così come Habitat e la cooperazione di Abitazione sta già facendo, innovando in termini di progettazione non solo architettonica ma sociale. Con questo approccio Bologna può tornare ad essere laboratorio importante e attivo sulla casa”.
La Vicesindaca del Comune di Bologna
Emily Marion Clancy ha salutato con favore la neonata cooperativa; “Siamo certi che la nascita di Habitat Bologna arricchirà il quadro delle strategie del Piano per l’Abitare costruito del Comune di Bologna e potrà dare una mano sul territorio, in un approccio di insieme, di relazioni e di sinergie significative, così come già grandi cooperative hanno fatto negli anni ’50 e ’60, contribuendo a definire l’identità della nostra città”.
“Fasce sempre più ampie di popolazione fanno fatica a trovare collocazione nel mercato abitativo - ha contestualizzato l’Assessore all'Urbanistica ed edilizia privata
Raffaele Laudani - . Una città progressista come Bologna deve capovolgere la logica speculativa, che ha l’obiettivo di trarre valore privato da investimenti pubblici. Affrontare questa sfida presuppone un patto di sistema fra tutte le forze sociali, dalle istituzioni al mondo cooperativo, privati, università fino alla Chiesa di Bologna. Il mondo cooperativo per la sua natura è attrezzato per realizzare e gestire un intervento secondo questa matrice. I progetti cooperativi sono privati dal punto di vista tecnico, hanno valore sociale e contribuiscono a finalità pubbliche”.
A seguire
Luca Dondi Dall’Orologio di Nomisma ha inquadrato il “fabbisogno imponente di case, destinato ad aumentare” sottolineandone l’urgenza: “Bisogna fare il più possibile e nel minor tempo possibile, perché i progetti per l’abitare sono a lungo termine. mentre la necessità è attuale. Il mercato della locazione è un mercato che dobbiamo recuperare nell’immediato partendo da un approccio negoziale con la proprietà per evitare la concentrazione sugli affitti brevi”. “A Bologna si sta perdendo un habitat, un senso di realtà e di comunità - ha commentato
Gianluigi Chiaro di Area Proxima - . La cooperazione può essere centrale per fare da collante con le famiglie, abbandonate a se stesse, per offrire risposte attraverso il metodo cooperativo, così come si faceva un tempo”.
Il Professore Adriano Favole ha quindi offerto il punto di vista dell’antropologa alla questione abitativa e Marco Jacomella, architetto ed esperto di progetti di abitare collaborativo, ha illustrato il modello Common Housing studiato da Habitat Confcooperative: "un nuovo approccio corale all'abitare, che riconosce, oltre all'architettura, lo spazio della relazione fra i futuri abitanti, all'interno del quartiere e della città, per trovare un punto di incontro fra tutte le esigenze di carattere sociale, umano, architettonico, economico e valoriale legate alla casa”.
Ha chiuso l'incontro
Marco Galante
, Vicepresidente di Confcooperative Habitat, ricordando l’intenso e costante percorso di rigenerazione compiuto dalle cooperative di Abitazione negli ultimi anni e l'impegno di ricerca e di
e di aggiornamento continuo per risposte attuali ed efficaci in tema di casa e di comunità.
“Il progetto
Habitat Bologna – ha detto Galante - è esattamente coerente con i 10 principi contenuti nella carta: 1) ripartire da un legame profondo tra polis, politica e habitat; 2) promuovere l’arte di abitare ispirata da un progetto culturale basato sul vivere civile; 3) perseguire un nuovo patto fra le generazioni; 4) fare città nell’era della metropoli; 5) porre l'urbanità al centro delle relazioni fra casa e contesto; 6) ridare centralità all’abitare; 7) armare le città di convivenza civile; curare la capacità riproduttiva della terra; 9) rafforzare la propensione inclusiva della città; 10) rinnovare l’equilibrio fra dovere e dono con la bellezza civile”.
Galante ha poi ricordato come “la Legge regionale sull’urbanistica della Regione Emilia-Romagna sia quella più innovativa a livello nazionale nel favorire il soddisfacimento del fabbisogno di edilizia sociale fornendo strumenti e procedure a sostegno”, sollecitando i Comuni a “seguire l’esempio di Bologna nel programmare con maggiore intraprendenza e coraggio iniziative e politiche abitative che vadano in questa direzione”.