Oltre 250 cooperative, più di 6.500 soci, 335.000 tra utenti e beneficiari garantitI da circa 1000 persone occupate, in prevalenza donne. È questo l’identikit del
fenomeno delle cooperative di comunità, che sta ridando speranza e un futuro ai territori delle aree interne che rischiano lo spopolamento. Imprese promosse dagli abitanti con l’obiettivo di creare opportunità di sviluppo per contrastarne il declino economico, sociale e demografico.
Se ne è parlato
martedì 3 ottobre a Roma nel corso dell'appuntamento promosso da Confcooperative Habitat
“Quando IO diventa NOI. Economie diverse per fare Paese” alla presenza del sottosegretario al ministero delle Imprese del Made in Italy, Massimo Bitonci.
«Con le cooperative di comunità – ha sottolineato
Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative – la cooperazione fa un ulteriore salto evolutivo, dal mutualismo degli albori, tra gli anni 80 e-90 del secolo scorso siamo approdati al solidarismo e oggi arriviamo al comunitarismo. La cooperazione si adegua ai tempi e amplia il suo orizzonte aggiungendo un altro tassello alla cura della fragilità, da quella delle persone con la cooperazione sociale e sanitaria, a quella dei territori di cui con le cooperative di comunità si fa carico oggi dello sviluppo di intere comunità e territori a rischio abbandono».
Un esempio di sussidiarietà, in pieno spirito cooperativo che per crescere ha bisogno di norme che ne favoriscano lo sviluppo. «Al legislatore – ha aggiunto Gardini – chiediamo un quadro normativo certo con regole che sappiamo sostenere la nascita e la crescita di queste nuove esperienze cooperative, uno dei pochi argini al rischio dell’abbandono di territori». «Rigenerare economia, territori e comunità, è questa la missione delle cooperative di comunità», gli ha fatto eco Alessandro Maggioni, presidente di Confcooperative Habitat.
"Le cooperative di comunità sono un modello nato per soddisfare le esigenze dei territori, dove i cittadini operano insieme nell’interesse generale della comunità. Il ruolo delle cooperative di comunità è fondamentale nel ricomporre le fragilità territoriali, nella rigenerazione urbana, nella creazione di un nuovo assetto economico e nella valorizzazione del Made in Italy. Contiamo entro un anno di arrivare all’approvazione della legge». Ha assicurato Massimo Bitonci, sottosegretario al Mimit, intervenendo: “Il mio personale impegno è riprendere un percorso che porti a una legge quadro sulle cooperative di comunità, considerato che ad oggi c’è stata solo una legislazione frammentata a livello regionale.”
«Solo la cooperazione può rianimare territori e comunità marginali che rischiano lo spopolamento. Confcooperative – ha aggiunto Massimiliano Monetti, referente delle Cooperative Comunità di Confcooperative Habitat – ha sostenuto in questi anni il percorso generativo delle cooperative di comunità e oggi abbiamo una maggiore consapevolezza delle problematiche che queste imprese affrontano quotidianamente nella costruzione di economie diverse e partecipative in ambiti complessi del Paese mettendo a leva i giacimenti di luogo».
"Le cooperative di comunità hanno bisogno di un quadro normativo specifico innovativo che elimini gli ostacoli e liberi le energie e le specificità di ciascuna", è intervenuto Giovanni Teneggi, responsabile Promozione Cooperative di Comunità Confcooperative. La fotografia delle cooperative di comunità (dati e presentazione scaricabile sotto) è stato poi tratteggiata da Maria Vittoria Ventura, responsabile ufficio Promozione Attuazione e Affari Societari di FondoSviluppo, contestualizzando anche l'impegno determinante di Confcooperative "Confcooperative finora ha investito un milione di euro sostenendo la nascita di 80 cooperative di comunità".
«Le aree interne sono una sfida continua, laddove la chiesa è spesso una delle poche presenze rimaste. La fragilità dei territori dipende da tante cose. La stessa connessione internet dove in molti territori non arriva determina l'arretratezza di un territorio. Occorre rovesciare, schemi e modelli. Va rivista la piramide. Ripartire dalle periferie per arrivare al centro, non sempre partendo dal centro si arriva alle periferie». Ha ricordato monsignor Felice Accrocca, Arcivescovo di Benevento - coordinatore aree interne Conferenza Episcopale Italiana.
«Bisogna abitare in modo consapevole i nostri territori, nessun progetto può avere successo se non si coinvolge la comunità. La comunità è la protagonista dei modelli di crescita e di sviluppo. I modelli non vanno calati dall'alto devono partire dalle comunità che va rimessa al centro e resa capace di crescere. La chiesa, il governo, ognuno deve fare la sua parte. Noi – ha detto don Mario Pagniello, direttore Caritas Italiana – faremo la nostra parte insieme a Confcooperative».
Vincenzo Luciano, vicepresidente Uncem Unione Nazionale Comuni Comunità ed Enti Montani: «La montagna è un patrimonio straordinario. Grazie ai cittadini che diventano soci, al grande lavoro delle cooperative sul territorio, possiamo gestire questo patrimonio”,